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DOMENICA 19 OTTOBRE 2008 Vangelo di Matteo 22, 15-21
Vangelo di Matteo
19/10/2008
DOMENICA 19 OTTOBRE 2008
PER UNA AUTENTICA LAICITA’
Vangelo Matteo 22, 15-21
I
farisei fecero una riunione per trovare il modo di mettere in difficoltà Gesù con una domanda. Poi gli mandarono alcuni dei loro discepoli, assieme con latri del partito di Erode. Gli chiesero: «Maestro, sappiamo che tu sei sempre sincero, insegni veramente la volontà di Dio e non ti preoccupi di quello che pensa la gente perché non guardi in faccia a nessuno. Perciò veniamo a chiedere il tuo parere: la nostra legge permette o non permette che noi paghiamo le tasse all’imperatore romano?». Ma Gesù sapeva che avevano intenzioni cattive e disse: «Ipocriti! Perché cercate di imbrogliarmi? Fatemi vedere una moneta di quelle che servono a pagare le tasse». Gli portarono una moneta d’argento, e Gesù domandò: «Questa faccia e questo nome scritto, di chi sono?». Gli risposero: «Dell’imperatore». Allora Gesù disse: «dunque, date all’imperatore quel che è dell’imperatore, ma date a Dio quel che è di Dio!».
La questione della laicità e quindi del rapporto fra fede e politica, fra Chiesa, istituzioni e politica è permanente, proprio perché viviamo dentro la storia. L’interpretazione teologica della vicenda di Gesù di Nazaret, in particolare della sua morte, non pone in secondo piano, bensì evidenzia, le responsabilità delle autorità politiche, militari e soprattutto religiose. Per la loro esperienza fedele e coerente i cristiani dei primi secoli erano considerati atei dall’impero romano che sacralizzava l’autorità dell’imperatore; perché in una società di schiavi vivevano la fraternità; in un mondo di lusso e privilegi a scapito dei poveri, proponevano la concreta condivisione; in una realtà in cui l’esercito era struttura portante, obiettavano in coscienza e rifiutavano di impugnare le armi, anche se questo comportava la loro uccisione. Dopo l’abbraccio mortale con l’imperatore Costantino nel 313 la storia del cristianesimo fino ad oggi è piena di ombre e di luci nei rapporti con il potere economico e politico. Nel nostro paese spesso si parla di laicità in modo improprio, contrapponendola subito ai così detti cattolici; invece la laicità è una condizione di partenza che egualmente dovrebbe accomunare tutti. La laicità non è opposta quindi all’atto di fede o alla posizione di non fede. Laico è ogni non credente che sta aperto all’ipotesi della fede e non assolutizza la sua posizione; laico è il credente non dogmatico, tanto meno fideista e meno ancora superstizioso. Di conseguenza una autentica laicità è garanzia e rispetto per il credente e per il non credente; è garanzia per la fede, come per altro una fede autentica è garanzia per la laicità. Il Vangelo di questa domenica (Matteo 22, 15-21) ci presenta il confronto fra farisei ed erodiani da una parte e Gesù dall’altra riguardo all’obbligo di pagare il tributo all’imperatore. Una questione che assume chiaramente valenza politica e religiosa. Dal tempo dell’occupazione e dominio romano in Palestina il pagamento del tributo che ogni giudeo adulto e attivo deve versare all’erario imperiale è segno della sudditanza ad un potere straniero che pretende un’autorità sacralizzata e che per questo rivendica riconoscimenti e culto. I farisei scrupolosi e osservanti della legge non possono accettare questa situazione sul piano religioso, ma piuttosto si adattano a differenza degli zeloti che propongono la rivolta armata. Gli erodiani accettano la presenza romana come compromesso fra poteri; i sadducei, i ricchi aristocratici sono collaborazionisti, così come i pubblicani che singolarmente o in gruppi riscuotono le tasse per il potere di occupazione arricchendosi. Questo gruppo misto intende provocare Gesù perché espliciti in questa situazione la sua posizione e si schieri da una parte. Gesù si fa mostrare una moneta di quelle che servono a pagare le tasse: osservandola chiede loro quale volto sia rappresentato e il nome di chi sia scritto. Sono quelli dell’imperatore Tiberio: attorno al profilo la scritta: “Tiberio Cesare Augusto, figlio del divino Augusto”, e nel rovescio: “Pontefice Massimo”. Allora Gesù dice: “ Date all’imperatore quel che è dell’ imperatore, ma quello che è di Dio datelo a Dio”. E che cos’è di Dio? È l’unica signoria non padronanza e di autoritarismo, bensì di riferimento fondamentale e di guida luminosa; di fronte a lui tutte le donne e tutti gli uomini sono uguali; la sua signoria desacralizza e relativizza tutte le autorità umane che assumono il loro compito e significato solo come servizio al bene comune, senza assurgere a forma di potere idolatrico che di per sé pretende schiavi, servi docili, consenzienti, appagati. Se diamo a Dio rispetto, relazione, obbedienza cosciente, libera, critica, responsabile a Cesare, cioè al potere, alla politica, alle istituzioni daremo quello che meritano, sempre guidati e verificati dal bene comune, con attenzione particolare alle persone e comunità impoverite, colpite, sofferenti e affaticate. Se il potere e la politica attuano ingiustizie, discriminazioni, razzismi, perfino violenze, guerre e massacri, corruzioni e menzogne, meritano denuncie, opposizioni, processi, condanne; se sono orientati al bene, alla giustizia, alla legalità, alla pace meritano rispetto, dialogo, collaborazione. La fede non si identifica con la politica; non è separata, ma distinta; propone continuamente l’ulteriorità, l’orientamento, l’orizzonte ultimo; nello stesso tempo chiede impegno e decisioni nella storia che mettano in atto quell’orientamento di fondo, senza identificazioni. Non ci può essere quindi una politica cristiana, ma che si ispira alla profezia del Vangelo traducendone le istanze nella laicità delle scelte storiche. Non ci può essere una identità cristiana, né una cultura cristiana, ma in esse si possono vivere fermenti significativi derivanti dal riferimento alla profezia del Vangelo. Nel caso contrario politica, identità e cultura imprigionano la fede riducendola a propria misura e mortificando nello stesso tempo l’autonomia della loro evoluzione. La Chiesa profetica non dovrebbe mai essere d’accordo con la struttura del potere che si fa idolatria, ma sempre coscienza critica che denuncia il male, che propone il bene, che testimonia in modo fedele e coerente. Solo una Chiesa libera dagli abbracci con il potere politico, economico, militare è una Chiesa credibile.
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