Ci sono alcuni eventi che si depositano nel patrimonio interiore personale e comunitario, locale e planetario, che possono continuare a comunicare a lungo a meno che si entri purtroppo in quella terribile mentalità della frantumazione e della dimenticanza di tutti e tutto, dell'emozione occasionale subito accantonata. Il Vangelo di questa domenica (Marco 4, 35-41) ci riporta direttamente all'evento del 27 marzo 2020 di Papa Francesco solo in piazza San Pietro, vuota, tra l'altro con la pioggia battente e la suggestione di piccole fiammelle accese e di qualche altra luce con le rifrazioni sul selciato bagnato. Quel luogo così carico di storia e di fascino considerato centro della cattolicità con le sue luminosità le sue ombre è apparso completamente denudato e spoglio e così accessibile a tutta l'umanità nelle sue diversità culturali e religiose. Un uomo solo senza nessun potere se non quello della fragile perché anch'essa nuda e per questo speciale, forza della fede che si fa preghiera dell'affidamento nella piena assunzione del dramma, del dolore, della paura, della ricerca di senso e di speranza di tutta l'umanità. Papa Francesco legge e commenta il brano del Vangelo che racconta dei discepoli sulla barca sballottata dalle onde pieni di paura che si rivolgono a Gesù addormentato come se in quella situazione di grave pericolo la loro sorte non lo riguardasse. Svegliato esorta la loro disponibilità a credere, cioè ad affidarsi, a nutrire la fiducia perché è lì con loro nel momento del pericolo e della paura. Francesco dice che ci credevamo forti e sicuri in un mondo malato, che non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, di chi era in difficoltà, che possiamo salvarci solo insieme. La sua solitudine in piazza San Pietro è abitata da centinaia di milioni di persone di tutto il pianeta, un punto di luce nella drammaticità del dolore e delle paure del mondo. Le paure ci accompagnano come esperienza di fondo nella vita; non costituiscono di per sé un problema; la questione aperta è come convivere con le paure senza lasciarsi determinare da esse, ma cercando di elaborarle, di farle evolvere così da renderle sopportabili. La fede dell'affidamento non è una soluzione automatica alle paure, ma può diventare un contributo significativo alla convivenza con esse e ad una loro evoluzione positiva. Affidarsi infatti significa confidare di essere accolti, compresi, incoraggiati dal Dio umanissimo di Gesù di Nazareth che si rende presente anche nella disponibilità, accoglienza e sostegno di qualche persona a noi vicina in modo umile, discreto e affidabile. Papa Francesco solo in piazza San Pietro ha riproposto l'immagine di come dovrebbe essere la Chiesa: nuda, spogliata da ogni struttura e sovrastruttura, da ogni potere e alleanza con i potenti, credibile per l'unica ricchezza che può mostrare con la fedeltà e la coerenza della testimonianza: cioè una fede fragile e forte, povera e profetica, umile e coraggiosa, soprattutto accogliente e vicina a ogni donna e uomo che soffre, geme, cerca speranza e affidamento.
DOMENICA 20 GIUGNO 2021.pdf
AVVISI Celebrazione dell’Eucarestia martedì e giovedì alle ore 8 in Chiesa Domenica 20 alle ore 8 e alle 10.30 in Sala Petris