DOMENICA 24 MAGGIO 2009 Vangelo di Marco 16, 15-20

Vangelo di Marco

24/05/2009

DOMENICA 24 MAGGIO 2009

GUARDARE IN PROFONDITA’ IL CIELO PER CAMMINARE IN MODO UMANO SULLA TERRA

Vangelo Marco 16, 15-20


Poi disse: « Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà sarà condannato. E quelli che avranno fede, faranno segni miracolosi: cacceranno i demoni invocando il mio nome; parleranno lingue nuove; prenderanno in mano serpenti e berranno veleni senza avere nessun male; poseranno le mani sui malati e li guariranno». Dopo quelle parole, il Signore Gesù fu innalzato fino al cielo e Dio gli diede potere accanto a sé. Allora i discepoli partirono per andare a portare dappertutto il messaggio del Vangelo. E il Signore agiva insieme a loro, e confermava le loro parole con segni miracolosi.


La vita ci parla in continuazione con tutta la sua complessità, se noi siamo disponibili ad ascoltarla; sono soprattutto le relazioni ad interpellarci, a contribuire in modo così decisivo alla serenità o alle tribolazioni dell’anima. Vivere e morire, vita e morte si intrecciano in continuità; così salute e malattie intese nel senso globale del benessere e del mal essere delle persone e delle comunità; drammi e speranze si mescolano con riferimento alle vicende delle persone, delle famiglie, delle comunità, dei popoli, nella percezione della oggettiva interdipendenza planetaria che andrebbe maggiormente assunta dalle coscienze e dalla responsabilità etica. La storia ci racconta di vittime e di carnefici, di sfruttati e di sfruttatori, di poveri e ricchi, di violenti e di non violenti. È ricca di utopie e di rivoluzioni e dei tradimenti dei loro principi ispiratori; ci parla di acquisizioni e di cambiamenti positivi e insieme di tante, troppe disumanità soprattutto quando l’uomo umilia, ferisce, sfrutta, uccide il suo simile e quando questo risponde a progetti organizzati, alla razionalità del male, i percorsi delle diverse spiritualità e fedi religiose attraversano l’umanità con i loro principi ispiratori e con le loro inculturazioni nella storia, alle volte come fonti ed esperienze di vita, di liberazione, di umanizzazione, altre come fonte e come legittimazione di oppressione, di discriminazione e violenza. Tutte le fedi religiose sono oggi più che mai ad un bivio: porsi come nicchie sacrali separate dalla storia in cui le persone impaurite cercano un rifugio per sé, disinteressandosi dei drammi e delle speranze dell’umanità o spostare il proprio baricentro di ispirazione, di vita, di coinvolgimento nel cuore della storia, delle vicende umane di persone, comunità e popoli per contribuire in modo significativo alla giustizia, alla pace, alla salvaguardia del creato, nutrendosi continuamente alle fonti originarie, alimentando una profonda spiritualità e proprio con questa forza interiore contribuire alla salvezza dell’umanità intesa nel senso pieno e globale della parola. Queste riflessioni sono sollecitate in questa domenica della memoria dell’Assunzione del Signore (Atti degli Apostoli 1,1-11; Vangelo di Marco 16, 15-20). Con il linguaggio e i simboli propri del tempo si narra il “ritorno” di Gesù nel mistero di Dio, nel cielo per evocare una parola che indica non solo un luogo fisico, ma proprio riferendosi ad esso, il riferimento ed il rimando all’ulteriorità, al Mistero, alla tensione spirituale ed ideale. Dopo essere passato facendo continuamente e a tutti del bene, annunciando e iniziando a vivere una nuova umanità di giustizia, pace, fraternità è stato ucciso dai poteri di questo mondo, primo quello religioso; Vivente per la sua fede oltre la morte, ora è accolto nel Mistero. La sua “partenza” avvia l’inizio del tempo dell’annuncio e della testimonianza; lui stesso sollecita a questo compito. Nelle ombre e nelle luci della storia sono emerse e continuano ad emergere alcune questioni; la prima riguarda proprio il significato di questo annuncio per le donne e gli uomini di oggi: se interpella, se è significativo o non lo è e perché questo avviene. Riemerge poi la questione della fede nella storia, del rapporto fra laicità e fede; e ancora quella di un annuncio e di una testimonianza che diventano spiritualismo, fuga dalle responsabilità storiche; salvo poi a legittimare il potere politico, economico, militare; o diversamente che assumono totalmente queste responsabilità fino ad identificare annuncio e testimonianza nella parassi sociale e politica. Certamente Gesù di Nazaret si è incarnato nella storia, e in essa, pienamente, ha vissuto il suo annuncio e i suoi gesti, in continua relazione con la profondità della relazione con sé stesso e con Dio suo Padre. L’ideale è vivere una fede profonda che si alimenta in continuità alla forza e alla luce di Dio e del suo Spirito e proprio con questa forza contribuire al cambiamento positivo della storia, con la dedizione ed un impegno fedeli e perseveranti che non si arrendono alle difficoltà, alle sconferme, alla mancanza di risultati evidenti. Si può di nuovo affermare: “ Non c’è cielo senza terra, ma non può esserci una terra veramente umana senza cielo”. Quindi camminiamo con lo sguardo rivolto alla profondità del cielo e i piedi ben aderenti sulla terra.

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