Procediamo nella vita sperimentando la nostra ambivalenza e la conseguente necessità etica di scegliere; possiamo infatti essere egoisti o generosi; indifferenti o coinvolti e disponibili; aggressivi e violenti o pazienti, attivi e non violenti; liberi e responsabili o servili e conformisti; fedeli e coerenti o pressapochisti e incoerenti.Decisiva è sempre la questione della libertà: noi esseri umani la cerchiamo, la desideriamo e nello stesso tempo ne abbiamo timore e in modo più o meno cosciente, più o meno esplicito, siamo tentati di affidarne la "gestione" ad altri, per essere dispensati dalla responsabilità delle scelte e delle loro conseguenze.Su questo ha riflettuto e scritto tanti secoli fa il filosofo Platone; su questo ha descritto in modo straordinario Dostoevskij: il grande inquisitore rimprovera a Cristo, ritornato nel mondo, di aver sbagliato nel credere nella libertà dell'uomo; gli ricorda che avrebbe dovuto servirsi dei miracoli per farsi seguire dalle folle, proprio perché l'essere umano non è in grado di gestire la libertà; che, quindi, se ne andasse e non ritornasse mai più a riproporre questa pericolosa possibilità. Su questa questione decisiva ha riflettuto e scritto Don Lorenzo Milani nella lettera ai giudici: "aver coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani per cui l'ubbidienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini, né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto. A questo punto l'umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico".Nella vicenda di Gesù di Nazaret questa questione così decisiva è pienamente presente in tutta la sua profondità e anche drammaticità, perché riguarda proprio il senso stesso della vita, della relazione con Dio e con gli altri. Il Vangelo che si medita in questa domenica (Marco 1,12-15) ne parla in modo sintetico, a differenza dei Vangeli di Matteo e di Luca: “Subito dopo, lo spirito di Dio spinse Gesù nel deserto. Là egli rimase quaranta giorni, mentre Satana lo assaliva con le sue tentazioni. Viveva tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano".Quindi Gesù ha vissuto l'esperienza delle tentazioni in situazioni da noi subito riconoscibili perché presenti nelle nostre esperienze. Ad esempio, quelle in cui possiamo usufruire del nostro potere e delle nostre facoltà per trarne immediati vantaggi personali o di gruppo ristretto; suscitare in questo modo stupore e ammirazione tanto da indurre emozioni e seguito. E questo, senza alcuna valutazione sulle conseguenze reali e non solo immediate; sul rapporto fra vantaggi individuali o di gruppo chiuso e bene comune.Tutto e subito dunque; se il seguito non è stato scelto con libertà e responsabilità, non importa. Questa è la prima tentazione subita da Gesù che ha fame dopo 40 giorni e 40 notti di digiuno e di preghiera. Il diavolo tentatore (che di fatto si presenta nelle persone e situazioni della storia) gli dice: “Se tu sei il figlio di Dio, comanda a questa pietra di diventare pane". Ma Gesù risponde: "Nella Bibbia è scritto:-non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che viene da Dio-". Non si tratta per nulla di una fuga dalla storia in uno spiritualismo astratto, bensì del fondamento e del senso profondo e ampio delle nostre azioni, del bene comune, oggi diciamo dell'etica planetaria, e dell'esortazione a scelte personali libere e responsabili.Conosciamo bene anche la seconda tentazione subita da Gesù; il cedimento ad essa è purtroppo diffuso in modo impressionante in troppe situazioni di corruzione; sull'altare dell'avidità, del denaro, dell'accumulo, del materialismo, si è disposti a tutto: a vendere la propria coscienza e libertà. Il diavolo porta Gesù su una montagna molto alta, gli fa vedere tutti i regni del mondo e il loro splendore e gli dice: "io ti darò tutto questo, se in ginocchio mi adorerai". Ma Gesù gli dice:-Vattene via Satana, perché nella Bibbia è scritto:-Adora il Signore, tuo Dio; a lui solo rivolgi la tua preghiera-".Se Dio è l'unica autorità a cui riferirsi, tutte le altre sono relative e nessuno può pretendere ossequio e servilismo per concedere vantaggi, potere, ricchezza, uso delle cose e perfino delle persone. Ancora: sperimentiamo la tentazione di passare dalla fede che è insieme ricerca, dono, dubbio, interrogativo, grazia, confidenza, affidamento, alla religione dei dogmatismi, dei riti vuoti, delle solennità fine a se stesse, delle intransigenze dottrinali e disciplinari, dei valori non negoziabili (mentre si dovrebbe il più possibile dialogare perché riguardano le storie di milioni di persone); dei miracolismi. Il diavolo porta Gesù a Gerusalemme sul punto più alto del tempio e gli dice: "Se tu sei il figlio di Dio, buttati giù, perché nella Bibbia è scritto:-Dio comanderà ai suoi angeli; essi ti sorreggeranno con le loro mani e così tu non inciamperai contro alcuna pietra". Gesù gli risponde: "Nella Bibbia è scritto anche:-Non sfidare il Signore Dio-". Dio non si usa, a lui ci si affida..