Nella tradizione, nell’accezione positiva e piena di significato delle comunità cristiane, nella domenica successiva alla celebrazione della memoria del Natale, si pone attenzione all’esperienza della famiglia per riflettere e pregare, cogliendone i motivi dalla famiglia di Nazaret. Nessuna ideologia, nessun moralismo, bensì la profondità e la sincerità delle riflessioni nella constatazione che l’amore, che è il fondamento della famiglia, è la dimensione più profonda della vita e proprio per questo la più esposta, anche la più fragile, nella sua forza, quindi da coltivare con premura, cura, sostegno costanti. La famiglia di Nazaret non può essere un modello sociologico, bensì un riferimento del tutto significativo per alcune dimensioni, qualità, atteggiamenti, decisioni da poter vivere anche oggi in un contesto del tutto diverso. Prima di tutto l’accoglienza dell’altro, della sua diversità, del suo mistero, della sua concretezza; poi un amore espresso nella quotidianità di una vita semplice, laboriosa, sobria, accogliente, disponibile a chi ha bisogno; e ancora la capacità di riflettere, di raccogliere nell’animo e nel cuore i vissuti, di elaborarli, di custodirli, di riproporli arricchiti. E ancora la preghiera non formale, non scontata, ma vissuta come atteggiamento di fondo della vita e poi espressa in qualche momento particolare, personale, familiare e comunitario. E ancora l’assunzione, la presa in carico dei momenti difficili, come il Vangelo di questa domenica testimonia ( Luca 2, 41 – 52) come parte della vita, senza drammatizzare, con fiducia, affidamento e speranza.