Spesso ci diciamo, proprio perché risponde ala verità esistenziale profonda, che la dimensione più importante, fondamentale della vita è costituita dalle relazioni con tutte le implicazioni e le conseguenze più profonde e positive che comportano, così come quelle difficili, tribolate e dolorose. Ciascuna e ciascuno di noi certamente ha presenti, perché si sono depositati nel patrimonio interiore, alcuni incontri speciali, qualcuno più speciale ancora che poi magari è diventato l’inizio di una relazione di amore profondo, di amicizia autentica. Nell’incontro la rivelazione di una persona all’altra è costituita dalla relazione stessa, schiude a quella conoscenza che non riguarda soprattutto la ragione, ma la profondità dell’anima; certo anche la razionalità riflessiva, ma sempre attraversata e abitata dai sentimenti profondi. La rivelazione di per sé comporta la storia personale, i sogni, i progetti, gli interrogativi, le preoccupazioni; può davvero diventare fiducia e sostegno nel cammino.In realtà ogni incontro umano rivela aspetti e dimensioni di profondità se noi siamo disposti a questo livello di comunicazione; e questo non solo con le persone con le quali comunque sembra più percorribile, ma anche con quelle giudicate diverse perché povere, fragili, sofferenti nel corpo e nella psiche, dipendenti da sostanze, carcerate; e certamente quelle immigrate.Nell’ambito di queste riflessioni si può collocare il Vangelo di questa domenica (Giovanni 4, 5-42) che ci narra l’incontro commovente di Gesù di Nazaret con una donna samaritana, in un luogo conosciuto dal popolo per la sua storia e chiamato pozzo di Giacobbe. Gesù stanco, si ferma e si siede sui bordi del pozzo. Arriva una donna per attingere acqua e Gesù le chiede la cortesia di un po’ d’acqua da bere. La donna gli manifesta la sua sorpresa per questa richiesta da parte di un uomo straniero. Gesù entra maggiormente nel dialogo osservando alla sua interlocutrice che lui potrebbe darle un’acqua speciale; se lei ne conoscesse la qualità ne farebbe richiesta.Il piano del dialogo è ancora diverso: Gesù si riferisce alle dimensioni profonde dell’esistenza,la donna per ora solo all’acqua del pozzo e quindi all’impossibilità di quell’uomo di dare a lei l’acqua, dato che non ha neanche un secchio per attingerla. Gesù le parla di nuovo di quell’acqua che può dissetare la sete profonda di amore, di amicizia, di accoglienza, di senso profondo della vita.La donna allora dice che, se è così, vorrebbe poter bere di quest’acqua speciale. Il dialogo prosegue e si approfondisce; Gesù coglie e interpreta la storia difficile della donna che ha avuto cinque mariti e che ora vive con un uomo che non è suo marito. Lei riconosce che quell’uomo che le sta davanti è speciale: attento, intuitivo, disponibile, profondo: un profeta! E allora affronta la questione della fede religiosa, della diversità fra i Samaritani e gli Ebrei, dei due templi che la evidenziano e la rimarcano. E Gesù apre a lei e a noi tutti un orizzonte nuovo e straordinario: “Ma credimi: viene il momento in cui l’adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme; viene un’ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità di Dio. Dio è Spirito. Chi lo adora deve lasciarsi guidare dallo Spirito e dalla Verità di Dio”. Non più la religione del tempio, quindi, con la sua separatezza e le discriminazioni che sancisce, ma la fede come passione per Dio e per l’umanità nelle storie concrete delle persone.La donna riconosce in Gesù il Messia di Dio. Convince anche gli abitanti della sua città ad incontrarlo, ad aprirsi a lui.Un incontro speciale, quello di Gesù e la donna samaritana: da una richiesta semplice, a una rivelazione reciproca profonda.