Dona ora!
Chi siamo
Mission
Storia
Organizzazione
Ufficio di presidenza
Consiglio direttivo
Gruppi di lavoro
Statuto
Bilancio sociale
Trasparenza
Cosa facciamo
Accoglienza
Biblioteca
Cultura
Convegno di Settembre
Altri eventi
Lettera di Natale
Notiziario
Diritti
Rete DASI FVG
Giustizia
Carcere
Cooperazione internazionale
Fondatore
Biografia
Galleria
Riflessioni
Pubblicazioni
Agenda eventi
Come aiutarci
Diventa socio
Volontariato
Servizio Civile
Donazioni
Contributi
Cibo e vestiario
5 per mille
Lasciti testamentari
Contatti
Contattaci
Dove siamo
Iscrizione newsletter
Sala Petris
Dati tecnici e regolamento
Prenotazione
Parrocchia
Orari Messe
Eventi parrocchiali
Foglio della domenica
Siti amici
Cerca nel sito…
Contiene
Inizia per
E' uguale a
Visualizza
10 records
25 records
100 records
Tutto
Dona ora!
DOMENICA 27 OTTOBRE 2013 Vangelo Luca 18, 9-14
Vangelo di Luca
27/10/2013
DOMENICA 27 OTTOBRE 2013
RELIGIONE E PRESUNZIONE FEDE E UMILTÀ
Vangelo Luca 18, 9-14
Poi Gesù raccontò un’altra parabola per alcuni che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri. Disse: «Una volta c’erano due uomini: uno era fariseo e l’altro era esattore delle tasse. Un giorno salirono al tempio per pregare. Il fariseo se ne stava in piedi e pregava così tra sé: “ O Dio , ti ringrazio perché io non sono come gli altri uomini: ladri, imbroglioni, adùlteri. Io sono diverso anche da quell'esattore delle tasse. Io digiuno due volte alla settimana e offro al tempio la decima parte di quello che guadagno”. L’agente delle tasse invece si fermò indietro e non voleva neppure alzare lo sguardo al cielo. Anzi si batteva il petto dicendo: “ O Dio, abbi pietà di me: sono un povero peccatore”. Vi assicuro che l’esattore delle tasse tornò a casa perdonato; l’altro invece no. Perché chi si esalta sarà abbassato, chi invece si abbassa sarà innalzato».
Ci può essere un vissuto della propria bontà che pare ampliarsi e affermarsi nel confronto con i comportamenti di altre persone, giudicate irregolari, marcatamente diverse, umanamente scorrette, trasgressive, “peccatrici”. E questo vissuto può essere irrobustito e confermato da una religione di facciata che copre l’apparenza, sostituendosi così alla fede che invece interroga la coerenza personale e sollecita a viverla in modo integro. Perfino la preghiera può diventare copertura di questa presunzione. Certamente c’è una doverosa distinzione fra il bene e il male, fra parole e azioni che esprimono la disonestà, l’ingiustizia, l’indifferenza, il rifiuto dell’altro, l’egoismo nelle sue diverse manifestazioni e quelle che concretizzino la pratica del bene; fra l’individualismo capriccioso e narcisista e la disponibilità ad operare per il bene comune, mossi dalla compassione del cuore, dalla scelta della coscienza educata e motivata al bene, che si avverte tale quando esprime l’amore. La pratica del bene dovrebbe essere il progetto di una umanità veramente umana; e questo senza le presunzioni che possono diventare arroganza, anche religiosa; invece con la disponibilità ad interrogarsi, a verificarsi, a migliorarsi nel camino della vita. Di questi atteggiamenti ci parla il Vangelo di questa domenica (Luca 18, 9-14); la parabola è raccontata da Gesù “per alcuni che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri”. Due uomini salgono al tempio per pregare: uno è fariseo, devoto e scrupoloso osservante della legge. Più volte Gesù di Nazaret polemizza con i farisei perché la loro facciata di osservanti copre un cuore e una coscienza non corrispondenti, ma dissociati nel sentire e nell'agire personali. La preghiera di quest’uomo è egocentrica, narcisista; è l’esaltazione di sé: “ Dio, ti ringrazio perché io non sono come gli altri uomini: ladri, imbroglioni, adulteri. Io sono diverso anche da quell'agente delle tasse. Io digiuno due volte la settimana e offro al tempio la decima parete di quello che guadagno”. L’altro uomo è appunto un agente delle tasse, considerato per questo impuro, peccatore irrecuperabile per la religione del tempio; inviso alla gente, anche perché collaborazionista con l’impero di Roma. Lui si ferma indietro nel tempio, mostra il suo imbarazzo, non vuole neppure alzare lo sguardo al cielo; anzi si batte il petto dicendo:-O, Dio abbi pietà di me che sono un povero peccatore-“. Così manifesta il suo animo attraversato da crisi, dubbi, incertezze, rispetto a quello che sta facendo nella vita; desiderio di cambiare; richiesta di aiuto, esigenza di affidamento. Lui desidera incontrare Dio con la sua precarietà umana; l’altro il fariseo, non incontra Dio, ma proietta in un Dio a sua immagine e somiglianza, l’opinione presuntuosa di sé. Gesù conclude: “ Vi assicuro che l’agente delle tasse tornò a casa perdonato; l’altro invece no. Perché chi si esalta sarà abbassato; chi invece si abbassa sarà innalzato”.
DOMENICA 27 OTTOBRE 2013.pdf
Vedi anche