E’ sempre in agguato la tentazione di attribuire alle proprie azioni, a quelle del proprio gruppo, della propria appartenenza religiosa , della Chiesa qualità e significati particolari, come se la vicinanza delle persone, il prendere a cuore e il prendersi cura delle loro storie si debbano rivestire di contenuti e di pregnanza speciali, a motivo, ad esempio, dell’ispirazione, del riferimento ad una fede religiosa . In realtà il bene compiuto, come al contrario il male, sono tali comunque, senza evidenziare le possibili differenze nel rapporto tra motivazioni ed effetti. Una vicinanza solidale tra le persone con ispirazione evangelica o senza resta tale, se è tale. Che l’una o un’altra ispirazione esprimano dimensioni comuni con amore e dedizione dovrebbe diventare motivo di incontro, dialogo, approfondimento. Alle volte invece forme di competizione, di confronto di gelosia, di volontà di emergere e distinguersi portano a definire la propria azione come la migliore .Eloquente il passaggio iniziale del vangelo di questa domenica (Marco9,38-48). Il discepolo Giovanni dice di avere fatto smettere un uomo che stava compiendo il bene nel nome di Gesù “Perché non è uno dei nostri”.Gesù insegna “Lasciatelo fare. Perché non c’è nessuno che possa fare un miracolo in nome mio e poi subito si mette a parlare male di me. Chi non è contro di noi è con noi”.Appunto chi compie il bene dovrebbe essere unito agli altri che compiono il bene, senza dichiarazioni di ispirazioni che potrebbero dividere e senza riferimenti che potrebbero allontanare.
In questo orientamento e in queste decisioni per il bene vengono valorizzati e assurgono a grande importanza anche i gesti piccoli, che sembrerebbero scontati e insignificanti. “E se qualcuno vi darà un bicchiere d’acqua per il fatto che siete discepoli di Cristo, vi assicuro che riceverà la sua ricompensa”. Non si apre una contraddizione rispetto al messaggio precedente con il riferimento ai discepoli di Cristo. Si può ampliare il significato, commentando il Vangelo con i Vangelo. Ogni gesti di vicinanza anche piccolo, fatto ai discepoli rimanda al Maestro che si identifica in chi ha fame e sete, in chi è ammalato e carcerato; in chi è straniero e senza vestiti. Ogni gesto umano assume significato per l’uomo e per Dio, in una congiunzione inscindibile.E poi Gesù ammonisce riguardo agli scandali, cioè agli ostacoli che si pongono sulla strada di un cammino umano: “Se qualcuno fa perdere la fede ad una di queste persone semplici che credono in me,sarebbe meglio per lui essere gettato in mare con una grossa pietra legata la collo”.Tutte e tutti noi, possiamo essere stati protagonisti e anche vittime di atteggiamenti, decisioni, parole , azioni che hanno scosso, hanno incrinato o fatto perdere fede, fiducia, speranza. Del resto il Concilio Vaticano II ha indicato fra le cause dell’ateismo l’incoerenza di coloro che si considerano credenti. Gesù usa poi il paradosso simbolico e linguistico per affermare che è preferibile”tagliare una mano, o tagliare un piede, o cavare un occhio se ci fanno commettere il male”. Stando all’indicazione e avvertendola come coinvolgimento positivo le nostre mani possono aprirsi a gesti di umanità, di accoglienza, di fraternità, di condivisione, di tenerezza ; i nostri piedi possono condurci ad annunciare la buone notizie per l’umanità come dice il profeta Isaia: ”Quanto è bello vedere arrivare sui monti un messaggero di buone notizie che annuncia la pace, la felicità, la salvezza…, il Signore ha confortato il suo popolo”. I nostri occhi possono esprimere la sensibilità del cuore , la consapevolezza della coscienza, l’apertura dell’intelligenza , la trasparenza interiore .Tutte noi e tutti noi abbiamo bisogno di crescere in spiritualità, in cultura,in disponibilità; di superare i momenti di perplessità, di sfiducia,I passaggi personali e indispensabili possono essere favoriti dalle relazioni e dalle esperienze positive che incoraggiano qui fra noi e provenienti da diverse parti del mondo.