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DOMENICA 29 GIUGNO 2008 Vangelo di Matteo 16, 13-19
Vangelo di Matteo
27/06/2008
DOMENICA 29 GIUGNO 2008
LA MEMORIA DEI SANTI MARTIRI PIETRO E PAOLO PER UNA CHIESA FEDELE E COERENTE
Vangelo Matteo 16, 13 – 19
Gesù si trovava vicino alla città di Cesaréa, nella regione governata da Filippo. Chiamò i suoi discepoli e domandò loro: «Che cosa pensa la gente del Figlio dell’uomo? Chi dicono che egli sia?». Risposero: « Alcuni dicono che è Giovanni il Battezzatore, tornato in vita; altri dicono che è il profeta Elia, o Geremia, o uno degli antichi profeti». Gesù domandò ancora: « E voi, che dite? Chi sono io?». Simon Pietro rispose: « Tu sei il Messia, il Cristo; il Figlio del Dio vivente». Allora Gesù gli disse: « Beato te, Simone figlio di Giona, perché non hai scoperto questa verità con forze umane, ma essa ti è stata rivelata dal Padre mio che è in cielo. E io ti assicuro che tu sei Pietro e su di te , come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa. E nemmeno la potenza della morte potrà distruggerla. Io ti darò le chiavi del regno di Dio: tutto ciò che tu permetterai sulla terra, sarà permesso anche in cielo».
*****
La memoria storica è fondamentale per la nostra vicenda personale, per quella delle nostre famiglie e comunità, per le istituzioni e la politica, per le comunità di fede, per la Chiesa. Dimensioni personali e affettive si intrecciano nel patrimonio interiore, si tratta di una sottolineatura particolarmente importante in un momento storico in cui si tende ad esaltare, ad assolutizzare il presente, dimenticando appunto la memoria storica e ritraendosi da una progettazione riguardo al futuro, perché la sua incertezza induce insicurezza e paura. In questo momento storico di crescente ostilità nei confronti dell’altro, del diverso, straniero e nomade in particolare, è importante ripensare alle conseguenze tragiche a cui hanno portato simili atteggiamenti. In un momento di crisi della qualità della politica, ripensare, ad esempio, a un sindaco come Giorgio La Pira può essere illuminante per la sua capacità di unire idealità e utopia a scelte politiche concrete sempre a partire dai poveri, con il coraggio di iniziative ancora oggi “incredibili” come quella di fare assurgere Firenze a città mondiale della pace, convocandovi i sindaci di diverse città del mondo per momenti di riflessione e di assunzione di responsabilità. Per quanto riguarda la Chiesa la riflessione è più ampia e più complessa: segno e sacramento di salvezza nella storia unisce due dimensioni: quella storica appunto e quella del mistero della salvezza, con il pericolo costante che l’incarnazione nella storia renda opaca, non leggibile la dimensione spirituale, profonda; per questo la Chiesa è costantemente santa e peccatrice, sempre bisognosa di conversione, di cambiamento. Il legame con il potere politico, economico, militare rendono la Chiesa istituzione fra le altre, con la perdita del motivo stesso del suo esistere: annunciare la buona notizia del Vangelo di Gesù e testimoniarlo con la coerenza delle scelte. In questa domenica nelle comunità cristiane si vive la memoria di Pietro di Galilea e Paolo di Tarso, due riferimenti del tutto significativi e speciali per la storia di ombre e di luci della Chiesa nella storia. La loro memoria riguarda certamente il loro insegnamento, ma unito soprattutto alla testimonianza suggellata dal martirio. Pietro, pescatore del lago di Tiberiade è stato uno dei chiamati da Gesù di Nazaret all’inizio della sua missione pubblica; stando ai Vangeli un uomo appassionato e contraddittorio esprime a Gesù l’intuizione del suo essere profondo e subito dopo vorrebbe dissuaderlo a percorrere la strada dolorosa della fedeltà e della coerenza, perché come gli altri del gruppo, rincorre progetti di gloria. Con Giacomo e Giovanni vive insieme a Gesù alcune esperienze profonde, come la trasfigurazione sul monte; anche lui dorme nell’orto del Getsemani, mentre Gesù vive l’agonia; durante il processo afferma addirittura di non conoscerlo; incontra il suo sguardo e piange amaramente, scopre il sepolcro vuoto, incontra Gesù vivente oltre la morte; da lui riceve il compito di essere riferimento della comunità, un compito di annuncio, di fedeltà, di coerenza, di servizio, di attenzione all’unità nella diversità, come ci indica il Vangelo di quest’oggi ( Matteo 13, 16-19). Saulo di Tarso, educato all’intransigenza della legge ebraica, persecutore delle prime comunità cristiane, vive un inatteso e clamoroso cambiamento, identificato in particolare con l’ evento della caduta da cavallo sulla via di Damasco e con il dialogo con la voce che lo interpella. Infaticabile annunciatore e testimone del vangelo, fondatore di comunità di cui condivide la vita e a cui scrive le lettere per noi motivo di meditazione, di nutrimento; subisce persecuzioni, violenze; vive tribolazioni, persevera nella fedeltà e nella coerenza e muore martire a Roma. Vivere la memoria dei santi e martiri Pietro e Paolo significa riflettere sulle nostre contraddizioni ed essere coinvolti nella vita di una Chiesa evangelica: povera, umile, coraggiosa, testimone fedele e coerente del Vangelo di Gesù. Così pre Toni Bellina, ricordato qualche giorno fa nella sala polifunzionale “mons. Luigi Petris” del Centro “E. Balducci”. «Una Chiesa non elitaria, ma comunitaria, dove c’è posto per tutti…Dio ci ha regalato la Chiesa come casa del perdono e della misericordia e non come tempio del diritto. Se le persone non trovano posto in Chiesa, dove possono andare? Se anche il padre e la madre mandano via, dove trovare rifugio, serenità, salvezza? Quindi, la Chiesa dovrebbe chiedere, prima di tutto, non, ad esempio, sei sposato in Chiesa o no, se sei omosessuale o no o altro, ma: Che cosa posso fare? Come posso aiutarti? Avvicinati, entra , bevi un sorso d’acqua e siediti qui. Vediamo se posso esserti d’aiuto e se non posso alleviare le tue sofferenze, anche se non concordo con le tue idee e le tue scelte… Abbiamo troppo bisogno di luce per accontentarci di una Chiesa spenta. Abbiamo troppo bisogno di sale per accontentarci di una Chiesa insipida e insignificante. La voglio santa perché ho bisogno di lei, della sua parola, dei suoi sacramenti, della sua presenza benefica e benedetta».
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