DOMENICA 31 LUGLIO 2011 Vangelo di Matteo 14, 13-21

Vangelo di Matteo

31/07/2011

Condividere la vita, condividere i beni
Vangelo di Matteo 14, 13-21

«Quando sentì questa notizia, Gesù partì in barca per recarsi in un luogo deserto, lontano da tutti, ma la gente venne a saperlo e da varie città, a piedi, andarono dove stava andando Gesù. Scendendo dalla barca egli vide tutta quella folla ed ebbe compassione di loro e si mise a guarire i malati.
Verso sera i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “ E’ già tardi e questo luogo è isolato. Lascia andare la gente: così nei villaggi qui nei dintorni potranno comprarsi qualcosa da mangiare”.
Ma Gesù disse loro: “Non hanno bisogno di andar via: dategli voi qualcosa da mangiare”. Essi risposero:”Ma noi abbiamo soltanto cinque pani e due pesci”. E Gesù disse: “Portali qui a me”.
Allora Gesù ordinò di far sedere la folla sull’erba. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo e ringraziò Dio. Poi cominciò a spezzare i pani e a darli ai discepoli; e i discepoli li davano alla folla. Tutti mangiarono e ne ebbero abbastanza. Alla fine, con i pezzi avanzati si riempirono dodici ceste. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini ».

Il dramma più terribile e continuo della storia è l’uccisione ogni cinque secondi sulla faccia del Pianeta di un bambino, di una bambina.
Non si tratta di morti accidentali, di fatalistiche successioni, ma proprio di uccisioni da parte del sistema del capitalismo, della massimizzazione dei profitti comunque e a qualsiasi costo perseguiti, con responsabilità di persone, di poteri economici e politici, di multinazionali, con la connivenza di moltitudini, con la passività dei più.
Il vescovo profeta e il poeta del Brasile don Pedro Casaldaliga con un’affermazione di pregnanza straordinaria e sconvolgente afferma: “Tutto è relativo meno Dio e la fame.”.
Un miliardo e trecento milioni di persone sono in bilico fra vita e morte; circa trenta mila tra bambini e bambine al giorno vengono uccisi; pensiamo all’immagine tragica dello stadio Friuli ogni giorno pieno dei loro corpi senza vita.
Nel mondo oltre un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile; otto milioni muoiono ogni anno a causa della mancanza di acqua, 3.900 bambini ogni giorno.
A Nairobi, in Kenia, i poveri pagano un litro d’acqua dieci volte di più di quanto lo pagano i ricchi che vivono nella stessa città. A Manila (Filippine) l’acqua costa 2,5 volte di più che a New York, ad Accra (Ghana) quasi 3 volte; a Barranquilla (Colombia) oltre 5 volte.
Ogni giorno nel mondo perdono la vita mille donne a causa delle complicazioni del parto, il 91% nei paesi impoveriti. In Italia ci sono oltre otto milioni di poveri. Il 30% delle coppie con tre figli è sotto la soglia di povertà. La cooperazione internazionale, sempre da intendersi nel modo migliore, di condivisione dei progetti e di verifica degli impegni e degli esiti, a livello nazionale e regionale è stata drasticamente ridotta.
Nello stesso tempo sono spaventosi gli investimenti nella produzione delle armi, i guadagni del loro commercio, l’assurdità del loro uso: si dissolvono costi ingenti per uccidere, ferire, distruggere, nulla risolvere e tutto peggiorare. L’Italia cattolica, con ripetuti e strumentali richiami alle radici cristiane,
alla cultura cristiana, al rispetto della vita dal suo inizio al suo termine naturali si colloca al 10° posto per la produzione e la vendita delle armi, ma nessuna voce si alza né nella politica, né nella Chiesa.
Come si potrebbero impegnare per la sanità, per la scuola, per la cultura i tanti 553 mila euro, il costo di un missile Cruise Tomahawk? A quali fini nel mondo si potrebbero impegnare per il bene comune i quasi 30 milioni di euro, il costo di un cacciabombardiere F35? E poi tutti i lussi, i privilegi, gli sprechi vergognosi nelle case, nelle barche, nei vestiti, nei cibi, nei consumi!
In questo contesto si può collocare la straordinaria provocazione del Vangelo di questa domenica (Matteo 14,13-21) che ci propone la condivisione dei pani e dei pesci.
Gesù rivela nella storia il Dio che “rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i condannati; protegge lo straniero, l’orfano e la vedova …; è il Dio degli umili, il difensore dei piccoli, l’appoggio dei deboli, il rifugio dei derelitti, il salvatore dei disperati … (Salmo 146, 7.9) Gesù vive un grande dolore per l’uccisione del profeta Giovanni Battista, suo cugino. Parte per ritirarsi in un luogo solitario, a riflettere e pregare, ma tanta gente lo segue. “Quando Gesù scese dalla barca e vide tutta quella folla ebbe compassione di loro e si mise a guarire i malati”.
Verso sera i discepoli gli si avvicinarono e lo invitarono a lasciare andare la gente “ in modo che possa comprare da mangiare nei villaggi”.
E Gesù: “Non hanno bisogno di andare via: dategli voi qualcosa da mangiare”. La replica: “Ma noi abbiamo soltanto cinque pani e due pesci”. Gesù se li fa consegnare; ordina di far sedere la folla sull’erba; alza gli occhi al cielo, pronuncia la preghiera di benedizione, spezza i pani, li da ai discepoli e i discepoli li distribuiscono con i pesci alla folla enorme che condivide quel cibo di cui alla fine avanzano 12 ceste.
I discepoli rappresentano noi tutti quando ragioniamo secondo le logiche della quantità, della compra-vendita; quando facciamo i discorsi sulla povertà; sulla fame, sui poveri, ma poi non osiamo scelte inedite e concrete di giustizia, equità e condivisione. Non ci interessano i particolari di come il segno sia avvenuto; di fatto c’è stata questa straordinaria esperienza di giusta e fraterna condivisione provocata da Gesù. Dentro alla situazione del Pianeta e di questa società è una provocazione ad un’economia di giustizia e di vita; le doverose scelte planetarie sono da accompagnare con quelle del nostro Paese, delle nostre Regioni ed Enti Locali, del nostro stile di vita. La Chiesa deve essere in questa prospettiva così decisiva molto più profetica e coerente, le dichiarazioni sui poveri risultano stucchevoli e fastidiose, se non sono seguite da segni eloquenti di giustizia, sobrietà e condivisione.

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