DOMENICA 31 MAGGIO 2009 Vangelo di Giovanni 16, 12-15

Vangelo di Giovanni

31/05/2009

DOMENICA 31 MAGGIO 2009

LO SPIRITO DEL PLURALISMO, DELLE DIVERSITA’, DELLA CONVIVENZA E CONVIVIALITA’ DELLE DIFFERENZE

Vangelo Giovanni 15, 26s; 16, 12-15

 Quando verrà l’avvocato che io vi manderò da parte del Padre mio – lo Spirito della verità che proviene dal Padre – egli sarà il mio testimone, e anche voi lo sarete, perché siete stati con me dal principio. Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora sarebbe troppo per voi; quando però verrà lui, lo Spirito della verità vi guiderà verso tutta la verità. Non vi dirà cose sue, ma quelle che avrà udito, e vi parlerà delle cose che verranno. Nelle sue parole si manifesterà la mia gloria, perché riprenderà quello che io ho insegnato, e ve lo farà capire meglio. Tutto quello che ha il Padre è mio. Per questo ho detto: lo Spirito riprenderà quello che io ho insegnato, e ve lo farà capire meglio. 

L’ambivalenza di noi esseri umani è costante nella vita personale e nella organizzazione della società della nostra e di quella di tutto il Pianeta: costantemente si attuano rispetto e arricchimento dell’umanità e disprezzo e negazione dell’umanità. Amore, amicizia, dedizione, servizio, non violenza, giustizia e pace sono alternativi alle violenze, alle guerre, allo sfruttamento, al razzismo, alle organizzazioni criminali nazionali e internazionali. Le vittime non possono certo intendersi, capirsi con i carnefici, né i poveri con i ricchi proprio perché gli uni non rispettano la dignità umana dei tanti altri; le finalità per cui operano sono opposte: accumulo di ricchezza con tutti i mezzi e con tutti i modi e invece ricerca di possibilità di vita nella giustizia e nella pace. L’incomunicabilità e l’incomprensione appartengono all’esperienza di noi tutti soprattutto quando emerge la volontà di superiorità, di dominio, di prevaricazione, quando le finalità non sono comuni, ma diversificate, contrapposte. Si sperimenta come le accresciute, straordinarie, però anch’esse ambivalenti, possibilità tecnologiche della comunicazione, non garantiscono la comunicazione del cuore e dell’intelligenza. La cresciuta presenza tra di noi di persone diverse per provenienza, cultura, lingua, fede religiosa, diventa un laboratorio permanente di disponibilità, fatica, arricchimento nell’incontro tra diversità: la verifica della comprensione pare sempre costituita dalla minore o maggiore sintonia rispetto al fine da raggiungere. In questa domenica viviamo la memoria della Pentecoste (Atti degli Apostoli 2, 1-13) Vangelo (15, 26s 16, 12-15) dell’esperienza dello Spirito nella prima comunità: Spirito di forza interiore, di coraggio, di verità, di profezia, di coerenza e di perseveranza nella testimonianza. La Bibbia ci narra di situazioni simili a quelle disumane prima accennate, di cui l’esperienza della Pentecoste è l’alternativa. La prima è la rottura dell’equilibrio e dell’armonia di Adamo ed Eva fra loro stessi uomo e donna, con Dio, con tutti gli esseri viventi, a motivo della pretesa dell’onnipotenza e dell’onniscienza: “Sarete come dei” aveva suggerito il serpente, figura simbolica che oggi rappresenta in tanti atteggiamenti la presunzione di superiorità, di domino, di sfruttamento. La seconda ne è conseguenza: la competizione per la supremazia porta Caino ad uccidere suo fratello Abele: la violenza diventa negazione della presenza dell’altro avvertito come nemico. Dio chiede a Caino dove sia suo fratello e poi gli pone un segno in fronte perché lui fratricida non sia ucciso, perché la violenza non diventi una catena. La terza è l’organizzazione del dominio su un’intera città e territorio da parte di un gruppo di potere, di una multinazionale dello sfruttamento: con la conseguenza che gli abitanti non riescono a comunicare fra loro, perché le loro diversità sono soppresse, schiacciate e livellate dal progetto di dominio. I gestori del potere hanno costruito una torre di mattoni altissima come sfida al cielo, come dire: “Non c’è altro dio all’infuori di noi”. La gente non si capisce, è la Babele delle lingue perché in queste situazioni cercano vantaggi per sé diventando delatori, dicono falsità; nella frammentazione ciascuno difende e promuove il proprio interesse particolare o quello di un piccolo gruppo. Lo Spirito di Dio coinvolge invece nel sogno di una umanità pienamente umana alla cui costruzione tutte le persone sono chiamate a collaborare, ciascuno con la sua diversità umana, culturale, spirituale, di competenza professionale: dall’operaio, allo scienziato, da colui che taglia la canna da zucchero all’intellettuale e allo scrittore, da chi si inoltra come minatore nel ventre della terra, a chi svolge le funzioni di manager in una industria; da una donna impegnata all’alba o a tarda ora nelle pulizie, a una nota giornalista o attrice. Tutte le persone con la propria dignità; tutte animate e rivolte al bene comune, perché nessuna sia discriminata ed emarginata. Questo progetto planetario non appiattisce, non umilia, ma al contrario valorizza le diversità e sollecita ad esprimerle: la pluralità arricchisce, l’uniformità mortifica ed uccide. Per questo a Gerusalemme nel giorno della Pentecoste persone provenienti da diversi paesi comprendono l’annuncio dei discepoli: c’è infatti un linguaggio che precede le lingue diverse, quello dell’amore, dell’attenzione ad ogni persona, della percezione della sua dignità, della valorizzazione della sua diversità. Questo linguaggio è comprensibile in qualsiasi luogo del Pianeta: l’accoglienza, infatti, è tale in Friuli Venezia Giulia, in Africa, sulle Ande dell’America Latina, a Mosca, a Tokyo, a Pechino; l’accompagnamento anche, la solidarietà concreta anche…Si avverte in profondità l’esigenza della forza dello Spirito per liberarci dal conformismo, dal fatalismo, dalla sfiducia; per riprendere sempre e di nuovo forza, coraggio; per esprimere sogni, creatività, parole e gesti che rompono la diffusine della menzogna, delle frasi fatte, dei luoghi comuni. Anche nella Chiesa c’è sempre bisogno di Pentecoste: perché le differenze possono davvero esprimersi nelle teologie nere e indigene, ad esempio: nelle corrispondenti liturgie creative e vivaci. Di questo Spirito illuminante, sferzante, incoraggiante c’è proprio estremo bisogno nella società e nella Chiesa.

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