Cosa può significare diventare ed essere discepole e discepoli di Gesù di Nazareth? Credere a una serie di dottrine? Pare di no. Appartenere ad una ideologia religiosa e ad un'istituzione religiosa? Pare di no. E che cosa allora? Vivere con la sensibilità, la visione del mondo, le relazioni umane di accoglienza e fratellanza; essere disponibili, concreti nella prossimità, dediti a costruire giustizia, uguaglianza e pace, porsi al servizio del bene comune con generosità e gratuita, mettere insieme in continuità Dio, il prossimo e noi stessi. È quindi un modo di essere, di sentire la vita, riconoscibile dagli atteggiamenti, dalle relazioni, dalle azioni; cercare di rapportare spiritualità profonda e agire concreto. Il nostro mondo, la nostra società si dicono cristiani per un'impronta ricevuta da secoli, ma poi di fatto ascoltando parole e osservando atteggiamenti e azioni a cominciare dall' indifferenza, dal voltarsi dall'altra parte nei confronti di chi è povero, ai margini, escluso e affaticato dalla vita questa indicazione sull'essere cristiani tante volte è smentita. Ci sono momenti e situazioni nelle quali può esserci stato o può esserci la percezione di un rapporto più significativo con Gesù di Nazareth il suo messaggio rivoluzionario: incontro con una persona, con una esperienza, un fatto particolarmente significativo della vita che coinvolge la profondità del nostro essere. Il Vangelo di questa domenica (Luca 5,1-11) ci racconta come alcune persone seguono Gesù. Siamo sulle rive del Lago di Tiberiade. La folla attornia Gesù per ascoltare la sua parola. Lui vede sulla riva delle barche vuote perché i pescatori sono scesi e stanno lavando le reti. Chiedi a Pietro, uno di loro, di riprendere i remi e allontanarsi un po' dalla riva. Poi si siede sulla barca e inizia ad insegnare. Non si tratta di una nota di cronaca ma della constatazione che il " pulpito" di Gesù è una barca da pesca magari anche rattoppata. È un insegnamento profondo: non sono i luoghi decisivi, né i pulpiti degli amboni delle chiese e le loro forme ma è la Parola e il suo contenuto. Gesù quando ha finito di parlare chiede a Pietro, Simone, di riprendere il largo con i suoi amici e di gettare le reti per la pesca. Il pescatore è sconcertato: hanno faticato tutta la notte e non hanno preso nulla e riprovare ora di mattina pare proprio un'assurdità. Questo vissuto e subito riconoscibile nelle esperienze della nostra vita percepite come vuoto e fallimento. Ma il pescatore reagisce interiormente e dice Gesù che seguirà la sua parola. La pesca è straordinariamente abbondante e ci vuole la collaborazione di tutti i pescatori presenti per condurre a riva le barche ricolme di pesci. È quindi la fiducia nella persona del Dio umanissimo di Gesù e nella sua parola la dimensione fondamentale della fede. Tutti i presenti sono sbalorditi e Gesù dice a Pietro che sarà coinvolto in una nuova realtà, nell'esperienza di rapporti nuovi fra le persone. Il gruppo di pescatori, due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni lasciano tutto e eseguono quell'uomo di Nazareth. Quindi la fiducia e l'affidamento sono dimensioni costitutive della fede: fidarsi e affidarsi, credere alla Parola, coinvolgersi per attuarla nella vita e nella storia anche in mezzo alle smentite e conferme.
DOMENICA 6 FEBBRAIO 2022.pdf
AVVISI Durante la settimana la celebrazione dell’Eucarestia è il martedì e il giovedì alle ore 8 in chiesa. La domenica alle ore 8 e 10.30 in Sala Petris.