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DOMENICA 6 LUGLIO 2008 Vangelo di Mateo 11, 25-30
Vangelo di Matteo
06/07/2008
DOMENICA 6 LUGLIO 2008
UN’ACCOGLIENZA CHE COMUNICA SERENITA’
Vangelo Matteo 11, 25-30
Allora Gesù pregò così: « Ti ringrazio Padre, Signore di tutto l’universo. Ti ringrazio perché hai voluto far conoscere a gente povera e semplice quelle cose che hai lasciato nascoste ai sapienti e agli intelligenti. Sì, Padre, così tu hai voluto. Il Padre ha messo tutto nelle mie mani. Nessuno conosce il figlio, se non il Padre. E nessuno conosce il Padre se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio li fa conoscere». « Venite con me, tutti voi che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare. Accogliete le mie parole e lasciatevi istruire da me. Io non tratto nessuno con violenza e sono buono con tutti. Voi troverete la pace, perché quello che vi domando è per il vostro bene, quel che vi do da portare è un peso leggero».
*****
Una religione sociale, abbastanza praticata, sembra rivelare situazioni di abitudine, di staticità, di utilizzo, con una indifferenza, comunque una lontananza dai drammi, dalle attese, dalle speranze delle persone, delle comunità, dei popoli. Una fede inquieta, in ricerca, sembra emergere abbastanza spesso da condizioni problematiche, tribolate, non incasellate nella presunta normalità della religione, anzi piuttosto difficili e oltre ai facili schematismi; oltre alla regolarità sancita ufficialmente. È diffuso un modo di pensare e di agire ritenuto del tutto normale, quello del realismo intenso come conferma della società e del mondo così come sono; ci sono una razionalità e un riferimento a una presunta morale, piegate a questa logica terribile della conservazione: si tollera l’impoverimento di gran parte dell’umanità; si esigono le armi e gli eserciti e non solo in alcune situazioni del Pianeta, ma ora anche nelle nostre città; si decide che tutti gli immigrati non regolari vengano espulsi, anche qualche centinaio di migliaia che già lavorano, come le donne nelle case; si evidenziano solo le situazioni negative estendendo il giudizio di negatività e di rifiuto in modo generalizzato; non si indicano le tante espressioni positive di inserimento; si pretende solo la propria sicurezza disinteressandosi di quella di tanti, di tutti gli altri. Il Vangelo di questa domenica (Matteo 11, 25-30) si può comprendere più profondamente nel suo significato se si ricordano i passaggi precedenti che riportano un giudizio severo di Gesù sugli abitanti di alcune città della Galilea indifferenti alle sue parole, alla sua provocazione al cambiamento, stabili nelle loro ingiustizie, violenze e corruzioni. Allora Gesù dice: “Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Sì, Padre, così tu hai voluto”. Che cosa “contiene” questo segreto svelato, accolto e rifiutato? E da chi? È il mistero di Dio rivelato nelle parole e nei gesti di Gesù di Nazaret: “ Il Padre ha messo tutto nelle mie mani. Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre. Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conoscere”. È la nuova umanità rivelata e iniziata: quella della giustizia, dell’accoglienza, del perdono, della condivisione, della fraternità e della pace…; chi è in qualche modo complice dei poteri che contribuiscono a sostenere le ingiustizie, le violenze, le guerre, le discriminazioni, il razzismo, la negazione dei diritti umani, non solo non capisce, ma rifiuta, ostacola, appunto con il supporto della religione sociale e politica, della religione del tempio. Anche Dio diventa una componente di questo sistema, insieme alla rivendicazione e proclamazione delle radici cristiane, dell’identità cristiana, fatta in modo strumentale, come contrapposizione agli altri, ai diversi, a quelli che arrivano da altrove. Possono essere disponibili e accogliere questo “segreto delle cose”, coloro che sono inermi, non garantiti, non integrati, disarmati in tutti i sensi, al di fuori dagli schemi, dentro a condizioni di sofferenza, di tribolazione, di ricerca, e insieme di intenzione, di ricerca sincera, di esperienze di umanità autentica, di condizione di semplice convivialità e festa. La forza liberante del Vangelo colpisce alla radice l’imprigionamento della coscienza e dello spirito e sollecita e incoraggia chi è in attesa o già in cammino in questa liberazione. Gesù si propone come colui che accoglie, tranquillizza e fa riposare: “ Venite con me voi tutti che siete stanchi ed oppressi: io vi farò riposare. Accogliete le mie parole e lasciatevi istruire da me. Io non tratto nessuno con violenza e sono buono con tutti. Voi troverete la pace, perché quel che vi domando è per il vostro bene, quel che vi do da portare è un peso leggero”. La fede come accoglienza, conforto, riposo per poter ripartire con forza e coraggio maggiori; non si tratta quindi di una consolazione individualistica, ma della ripresa di una fiducia ragionevole da spendere nella storia . Le parole che istruiscono sono una proposta, mai un obbligo, tanto meno una coercizione: ne deriva la Chiesa dell’accoglienza, del ristoro, della proposta, non della dottrina astratta, non del diritto freddo ed esigente… Sono parole che ci arrivano nel profondo, per il nostro bene, per la crescita spirituale, culturale, profondamente umana delle nostre persone e delle nostre comunità.
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