E’ esperienza comune di noi tutte, di noi tutti, l’esserci sentiti, il sentirci impreparati, in particolare in alcune situazioni della vita. E questo nelle vicende sorprendenti, belle, positive e difficili, dolorose, tribolate. Le sorprese del bene e del male ci provocano e non ci sentiamo nella possibilità, per lo meno nell’immediatezza di rispondere in modo adeguato e significativo; la risposta poi, poco a poco, con minore o maggiore difficoltà, si elabora, si configura, si esprime in tempi e modi diversi, in modo non esaustivo, ma progressivo. Alle volte, gli interrogativi non trovano risposta compiuta, perché non è possibile e restano sospesi per sempre anche se una collocazione spirituale, nel Mistero di questa sospensione può placare almeno in un certo modo il dolore: il riferimento è alla morte prematura, drammatica, ingiusta di una persona. L’impreparazione da vissuto personale diventa sociale, culturale, politico dentro alla complessità della situazione storica, a processi inediti, a fenomeni di particolare intensità e significato, come ad esempio, l’immigrazione. Le novità scientifiche e tecnologiche pongono questioni etiche come mai prima d’ora: basti pensare all’inizio e al fine vita. Dove attingere per risposte umanamente significative?Le questioni economiche, finanziarie, produttive, il mercato del lavoro pongono questioni drammatiche, specie per le giovani generazioni.Quali risposte? Quale preparazione è richiesta? E a chi?Ma ritornando alle dimensioni più personali, anche l’amore e l’amicizia, le relazioni in genere, pare richiedano una preparazione umana maggiore in questa società; così come l’essere insegnanti, medici, infermieri, preti e altro ancora.Probabilmente sentirsi impreparati ed esserne coscienti è il primo passaggio per non coprire di presunzione, superbia e arroganza l’impreparazione non ammettendola. Diventa la sollecitazione e l’impegno per cercare, approfondire, crescere in consapevolezza, preparazione, competenza, restando sempre aperti ad apprendere nel senso più ampio e profondo della parola, comprendete la competenza e l’arte del vivere, dell’amare, del relazionarsi.Il Vangelo di questa domenica (Matteo 25, 1-13) ci sollecita a questa vigilanza, a questa attenzione e tensione, propria del Regno di Dio, in altro termine, del sogno di Dio sull’umanità.E questa avviene con l’aiuto di una parabola, collocata nel contesto sociale e culturale della Palestina di allora, riferito in particolare alle usanze per la festa di un matrimonio.Si racconta di dieci ragazze che hanno preso le loro lampade ad olio e sono andate incontro allo sposo. “Cinque erano sciocche e cinque erano sagge. Le cinque sciocche presero le lampade, ma non portarono una riserva di olio; le altre cinque, invece, portarono anche un vasetto di olio. Poi, siccome lo sposo faceva tardi, tutte furono prese dal sonno e si addormentarono”.A mezzanotte arriva lo sposo. Le ragazze sprovviste della riserva dell’olio chiedono aiuto alle altre che lo negano per evitare di lì a poco di trovarsi nella medesima condizione. Allora, disperatamente cercano l’aiuto di qualche rivenditore, e quando arrivano alla sala della festa, lo sposo, tutti gli invitati, le loro compagne sono già entrati e la porta è chiusa.Bussano, gridando la loro presenza, ma ricevono questa risposta: “Non so proprio chi siete”. Come in altre parabole è da rilevare che questa durezza pare proprio non attribuibile al Dio dell’amore misericordioso, ma che in realtà ha come fine di evidenziare l’importanza decisiva della situazione; che cioè la pigrizia e la disattenzione non sono ammissibili. Infatti, il brano del Vangelo così conclude: “State, svegli, dunque perché non sapete né il giorno né l’ora”. Certamente c’è il riferimento al momento misterioso della morte, ma in modo estensivo a tutte le situazioni della vita e della storia che ci richiedono di essere pronti, preparati; alle volte, in particolare, non lo siamo ma è importante essere svegli, non addormentati; vigilanti, non pigri; disponibili a cercare, ad apprendere, non presuntuosi e superbi; impegnati, non faciloni e pressapochisti.