Le paure sono una dimensione e un’esperienza da noi tutte e da noi tutti conosciuta: da quelle infantili, a quelle che ci turbano da adulti. Diverse le motivazioni e le componenti, con una di fondo che pare poi prenda diverse forme: quella della solitudine nemica, dell’essere abbandonati, insignificanti, non amati, quella appunto di sprofondare nell’abisso. E allora la paura del buio; dell’affrontare l’incertezza di incontri, situazioni e compiti nuovi; la paura di perdere l’amore e l’amicizia delle persone care; la paura che si ammalino, che muoiano; quella riguardante la malattia, la sofferenza, la morte nostra. E ancora le paure che riguardano il futuro nostro, dei nostri familiari e amici e insieme delle comunità e dei popoli del Pianeta; di tutti gli esseri viventi.Il Vangelo di questa domenica (Matteo 14,21-23) ci racconta proprio una situazione di paura che diventa paradigma di tante situazioni della vita e della storia.Gesù dopo il segno straordinario della condivisione dei pani e dei pesci, dopo “aver rimandato a casa la gente, salì da solo sul monte a pregare”.Sente l’esigenza di riflettere, verificare la situazione vissuta nel dialogo personale con il Padre; e questo a lungo: “Venne la notte e Gesù era ancora là solo.” La barca con i discepoli si trova in mezzo al lago con il vento contrario e sbattuta dalle onde.“Sulla fine della notte, Gesù andò verso i suoi discepoli camminando sul lago. Quando essi lo videro camminare sul lago si spaventarono: “E’ un fantasma! – gridavano di paura”.La paura di sprofondare nel lago si mescola e si evidenzia con quella della visione di un fantasma sconosciuto.Anche le nostre paure sono rappresentate da fantasmi, cioè da emozioni, pensieri persistenti, ossessioni. Importante è riuscire a riconoscere, a dare nome e volto ai fantasmi che conosciuti incutono minore paura, fino a poter coabitare, almeno nel tempo necessario con loro, a conoscerli al punto che non sono più fantasmi. Questo è l’intento di Gesù: “Coraggio, sono io non abbiate paura!”.Pietro, sa che quello è davvero Gesù, chiede di essere da lui invitato a raggiungerlo, camminando sull’acqua.Ma poi quando comincia a muoversi, avverte tutta la forza del vento e ha paura, comincia ad affondare e grida verso Gesù: “Signore, salvami!”.Gesù lo afferra per mano e gli dice: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”Non si tratta tanto o solo di quel dubbio importante per l’approfondimento della fede, ma di quello esistenziale, di fondo; se cioè sia possibile davvero salvarsi, cioè trovare il senso ultimo della vita; e se e come questa richiesta radicale possa trovare riferimento, risposta in Dio, nel Dio rivelatosi in Gesù di Nazaret, anche nelle situazioni più difficili e in quella della morte.Se sia cioè possibile, umanamente accettabile e ragionevole affidarsi; se questa sia davvero l’esperienza radicale della fede in Dio: cioè percepire che questo affidamento è possibile in ogni situazione, anche nella tempesta più sconvolgente.E come da questo affidamento possa derivare poco a poco una collocazione dell’esistenza, un sostegno.L’indicazione è affermativa: “Il vento è cessato e le onde si sono placate”, con la presenza di Gesù.In questo ambito di riflessione il ricordo vivo di due persone esemplari. Una ventina di giorni fa è morta a Hiroschima, a 88 anni Suzuko Numata, una degli Hibakusha, i sopravissuti alla bomba atomica del 6 agosto 1945 ( tre giorni dopo la tragica replica a Nagasaki) più conosciuti, amica anche del Centro Balducci, tre volte ospite in questi anni.Prima di diventare straordinaria testimone di non violenza attiva, di amore e di pace, in tanti luoghi del Pianeta, per lungo tempo aveva sperimentato la sensazione di essere inghiottita dall’abisso del non senso, della morte, della distruzione, della disperazione. Poi, poco a poco, l’affidamento alla vita l’ha portata a diventare testimone di vita.Il 16 luglio è morto in Sudan, mentre celebrava l’Eucarestia all’età di 74 anni il missionario comboniano e vescovo Cesare Mazzolari. Un testimone speciale in quelle terre martoriate da povertà, analfabetismo, umiliazione della donna, guerra, con 2 milioni di morti in 22 anni. Aveva cominciato comprando giovani schiavi per liberarli.Si è prodigato in tante situazioni, a cominciare della suola per favorire libertà e responsabilità. Ha letto la preghiera per la indipendenza del Sud del Sudan dichiarata nel gennaio di quest’anno. Chissà quante volte ha avuto la sensazione di sprofondare, ma la fede dell’affidamento lo ha sorretto per una speciale testimonianza.