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DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014 Vangelo Matteo 25, 1-13
Vangelo di Matteo
09/11/2014
DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014
ESSERE SVEGLI E PREPARATI
Vangelo Matteo 25, 1-13
Così sarà il regno di Dio. C’erano dieci ragazze che avevano preso le loro lampade a oli ed erano andate incontro allo sposo. Cinque erano sciocche e cinque erano sagge. Le cinque sciocche presero le lampade, ma non portarono una riserva di olio; le altre cinque, invece, portarono anche un vasetto di olio. Poi, siccome lo sposo faceva tardi, tutte furono prese dal sonno e si addormentarono. A mezzanotte, si sente un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Subito le dieci ragazze si svegliarono e si misero a preparare le lampade. Le cinque sciocche dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Ma le altre cinque risposero: “No, perché non basterebbe più né a voi né a noi. Piuttosto, andate a comprarvelo al negozio”. Le cinque sciocche andarono a comprare l’olio, ma proprio mentre erano lontane, arrivò lo sposo: quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala del banchetto e la porta fu chiusa a chiave. Più tardi arrivarono anche le altre cinque e si misero a gridare: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “Non so proprio chi siete”. State svegli, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.
“State svegli, dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora”. Così si conclude il brano del Vangelo di questa domenica (Matteo 25, 1-13).
L’esortazione per lungo tempo è stata accostata al momento della morte per il quale si deve essere il più possibile preparati, pronti, “in grazia di Dio”, per riproporre un affermazione ben conosciuta nell’esperienza della fede di tante persone. In realtà la predicazione spesso usava espressioni e tonalità volte a impaurire, più che a incoraggiare e a rasserenare, accostando la morte al successivo, immediato giudizio di Dio, presentato come un giudice severo e intransigente e non invece come un Padre accogliente che riconosce, valorizza, perdona, conforta. Pur progettando e organizzando la nostra vita , in realtà sperimentiamo in essa l’irrompere di situazioni inattese, positive e tribolate, serene e dolorose, fra cui anche la morte che può avvenire in tempi, luoghi, modi diversi: dal non accorgersi nemmeno del suo arrivo, come conclusione di malattie lunghe e dolorose, causata da diversi incidenti e da altre situazioni ancora. L’esortazione a stare svegli riguarda anche il momento della morte, ma soprattutto e in modo esteso e continuativo tutti i giorni della nostra vita; la migliore preparazione alla morte infatti è la qualità e il significato con cui riusciamo a condurre la nostra esistenza. L’essere svegli e l’essere pronti diventano sensibilità, consapevolezza, disponibilità, impegno. Tutti noi possiamo testimoniare l’esperienza del non sentirsi pronti, di avvertire piuttosto l’inadeguatezza, l’impreparazione di fronte a certe situazioni della vita: nelle relazioni fra le persone, nell’ambito del nostro impegno professionale, della nostra disponibilità di volontari, di fronte a storie e a situazioni particolari che ci interpellano. Queste esperienze, se vissute con umiltà, serenità, responsabilità possono attivare la ricerca, l’approfondimento, il confronto, cioè quelle dimensioni che fanno crescere la nostra interiorità e la nostra maturità.
In questo tempo di forte complessità spesso sorprende e induce a perplessità la mancanza di approfondimento, la scorciatoia della semplificazione proprio per sostituire la disponibilità e l’impegno a indagare, a riflettere, ad approfondire.
Il brano del Vangelo di questa domenica ci comunica questo messaggio così attuale con la parabola di dieci ragazze coinvolte nella partecipazione alla festa di un matrimonio. Cinque di loro hanno portato con sé una riserva di olio per le loro lampade, le altre cinque invece no. Il ritardo dello sposo ha evidenziato la situazione: lampade che possono rimanere accese, altre che si spengono per mancanza di olio. Mentre le cinque sprovvedute cercano di rimediare nella notte bussando alla porta di un rivenditore, arriva lo sposo e le amiche con le lampade accese possono entrare e partecipare alla festa. Le altre cinque arrivano in ritardo, trafelate bussano alla porta che per loro resta chiusa, perché sono considerate estranee, non conosciute. Cosa può rappresentare per noi l’olio per alimentare le lampade? La sensibilità, la riflessione, il silenzio, la fede, la preghiera, l’ascolto, il dialogo, la disponibilità, la gratuità, il riferimento a persone ed esperienze positive, la speranza.
FOGLIO DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014.pdf
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