L’esperienza della mensa, della tavola è fondamentale nell’esperienza umana di tutti, perché il cibo è indispensabile ed anche perché lo sono gli incontri umani, l’esigenza di accogliere, essere accolti, condividere.Immediatamente, per drammatico contrasto, si evidenziano le situazioni in cui non c’è la tavola perché manca il cibo; ed altre in cui il cibo è così sovrabbondante da avanzare e da essere gettato via, fra i rifiuti.Le prime riguardano l’80% dell’umanità; le seconde il 20%; e in queste si concentra l’80% del cibo sottratto, per meccanismi di ingiustizia, quindi derubato a gran parte dell’umanità.La parabola del Vangelo di questa domenica (Matteo 22,1-14) ci sollecita a comprendere il significato della tavola e del cibo nel Regno di Dio, cioè nella sua sensibilità, visione, progetto, esigenze. Si racconta di un re che ha preparato un grande banchetto per le nozze di suo figlio. Manda i suoi servi a chiamare gli invitati, ma quelli non vogliono venire. Li rimanda di nuovo a sollecitare la presenza, sottolineando che tutto è già stato predisposto per la partecipazione alla festa, “ma gli invitati non si lasciarono convincere e andarono a curare i loro affari: alcuni nei campi, altri ai loro commerci. Altri ancora, presero i servi del re, li maltrattarono e li uccisero.Il re reagisce in modo violento: manda il suo esercito, fa morire quegli assassini e incendia la loro città. Le immagini di violenza non sono certo proprie del messaggio del Vangelo della nonviolenza attiva e della costruzione della pace e sono da intendere come parte del racconto che intende evidenziare l’importanza dell’invito e la gravità del rifiuto.Il re invia nuovamente i suoi servi: “Il banchetto è pronto, ma gli invitati non erano degni di venire. Perciò andate per le strade e invitate al banchetto tutti quelli che trovate”. Così la sala del banchetto si riempie delle persone più diverse “buone e cattive”. Quando il re entra per vedere e salutare gli invitati, si accorge di uno che non è vestito con l’abito di nozze, che cioè non è disponibile a sedersi e a condividere la mensa con tutti gli altri; quando poi non risponde alla sua domanda, ordina ai suoi servitori di gettarlo fuori. Anche in questo passaggio la durezza delle immagini che contrastano con il messaggio del Vangelo è finalizzata a sottolineare l’importanza della situazione, l’esigenza della disponibilità all’incontro con gli altri e alla condivisione del cibo.Quale il possibile messaggio?Nel regno di Dio che è o dovrebbe essere qui tra noi, la mensa è sempre per tutti, senza esclusione di nessuno.E’ la mensa a cui si siede con gli stessi diritti: bambini e anziani; giovani e adulti, uomini e donne; sani e ammalati, persone di colore, cultura, fede religiosa diversa; disabili; carcerati… Si condivide lo stesso pane, per cui si è compagne e compagni (cum-panis); è la mensa dell’invito e dell’accoglienza; della fatica e della gioia; del dolore e della festa, della sobrietà e semplicità! Concretizza ed esprime il cammino della libertà, della liberazione dalla pigrizia, dalla paura, dalla viltà; della uguaglianza nel riconoscimento dei diritti di ogni persona e comunità; della fraternità nell’incontro con le storie diverse. Sedersi alla tavola di Dio significa partecipare d parte di tutta l’umanità alle risorse della terra in relazione e armonia; ringraziare, prendere forza e speranza. La celebrazione dell’Eucarestia dovrebbe essere segno di questa sensibilità di questa scelta, di questo stile.