
Le date cronologiche rivestono l’importanza di fissare nello scorrere del tempo gli avvenimenti positivi e drammatici, umani e disumani della storia. Scandiscono il tempo dell’esistere delle persone, delle comunità e dei popoli.
C’è un altro tempo che sottende quello dell’esistere: è il tempo dell’essere: del sentire, del riflettere, del decidere il fare, l’organizzare.
Nel tempo dell’essere si alimenta l’ambivalenza: dell’amore e dell’inimicizia, della disponibilità o della chiusura egoistica; della violenza o della non violenza; dell’accoglienza o del rifiuto, del razzismo; della compassione o dell’indifferenza; della disponibilità gratuita o dell’agire utilitarista e interessato.
Una data cronologica – il 27 gennaio 1945, giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz – da alcuni anni è stato scelto di sollecitare la memoria di tutte le vittime dei campi di sterminio nazisti e in contemporanea di tutte le vittime della violenza dell’uomo sull’uomo che diventa pianificazione della morte di migliaia di persone ridotte a numeri, a cose, a elementi da distruggere. (continua)